Il costo della vita umana secondo criteri prestabiliti
Tutti sono d’accordo sul fatto che il valore della vita umana non si può racchiudere in un mero calcolo matematico-statistico, né che ci sia una graduatoria che dia più valore e importanza ad una persona piuttosto che ad un’altra.
Tuttavia, in termini assicurativi, esiste un valore quantificabile che è dato dal reddito percepito moltiplicato per la proiezione degli anni lavorativi. Ad esempio una persona di 27 anni che percepisce un reddito di € 30.000 all’anno, tenendo conto che continuerà a lavorare per i successivi 40 anni e mettendo caso che il suo reddito non subisca variazioni, il suo valore minimo sarà di € 1.200.000 (€30.000×40 = € 1.200.000).
Ha molta importanza evidenziare il fatto che un soggetto venuto a mancare prima del tempo non potrà più portare nelle casse familiari il suo valore minimo (che nell’esempio di prima era di € 1.200.00), lasciando la famiglia con le stesse spese ma con un reddito mancante.
Inoltre sono state create dal Tribunale di Milano delle tabelle che offrono una misura minima e una massima per il danno non patrimoniale ovvero il danno per la perdita di un proprio congiunto.
Le tabelle hanno un importo diverso a seconda del grado di prossimità avuto con il de cuius (coniuge, fratello, figli, genitori…). Gli importi indennizzano il cosiddetto danno da lutto cioè il fatto che io non potrò più godere della presenza di un mio caro (indipendentemente dal reddito). Alla luce di quanto affermato sopra, occorre sottolineare l’importanza dell’essere previdenti ed è necessario domandarsi quanto siamo disposti a pagare per evitare di lasciare i propri cari senza un sussidio economico in caso di morte prima del tempo.